Come due rette parallele che non si incontrano mai, la mia “gita” milanese di metà settembre e il concerto di stanotte a Biancavilla (prov. di Catania) di Franco Battiato non si incontreranno mai, se non forse all’infinito. Così, da quando sono tornato a Milano, ormai una decina di giorni fa, mi riprometto di scrivere un piccolo post giusto per lasciare qualche traccia di quei 12 giorni meneghini, giusto per non dimenticare che la testardaggine di non essere mai andato a Milano fin quando non fosse stato il momento giusto è stata ripagata.
Gli incontri alla Social Media Week, i live twitt (parantesi autocelebrativa: leggi qui e vedi l’infografica dove risulto in Italia tra i più influenti su twitter in merito alla social media week 2011 italiana), sentire tante cose interessanti (e anche tante cazzate, il che ti fa sentire meno provinciale), conoscere di persona e parlare con gente con cui avevo lavorato per anni, l’aperitivo ai Navigli e sentirmi a casa, ridere e scherzare con Francesca e Letizia, ritrovarmi con Fabio, rivedere Viviana e tante altre cose (e soprattutto tante altre persone) hanno fatto sì che quei 12 giorni non siano stati solo utili, ma anche appaganti. Come l’InstaMeet Italia di cui ho già scritto.
Quindi, che c’entra Milano con Battiato? Nulla, come detto: due rette parallele. Ma ieri durante il concerto, al primo pezzo “Up Patriots to Arms” si sono per un secondo, improvvisamente, incontrate. Non potevo più rimandare: prima di stanotte lo volevo titolarlo solo “Tutto bene?” perché è la domanda che più ho sentito e che più mi è stata fatta a Milano. Un intercalare tipico, probabilmente. Almeno per me lo è stato.
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