Julie’s Haircut (risponde: Luca Giovanardi)
Da dove nasce il nome della band e perché questo nome.
E’ una storia lunga. Avevamo un amico tanti anni fa che un bel giorno se ne sparì dalla circolazione. Dissero che era andato a vivere a Londra. Anni dopo venimmo a sapere che era diventato per un certo periodo attore in film hard e che il suo grande “successo” era un film in cui lui interpretava un acconciatore “pubico” e si cimentava nella scena finale sulla sua più grande opera, ovvero la messa in piega della protagonista femminile, una certa Julie.
Tu che suoni?
Chitarra, sintetizzatori, occasionalmente il basso, canto.
Età media.
Ben oltre l’etè in cui una buona rockstar dovrebbe morire, ovvero 27. Direi tra i 30 e i 33?
Da quanto suonate insieme.
La band esiste dal 1994, facciamo dischi dal 1998.
Quanti dischi all’attivo.
Quello di imminente uscita sarà il quinto, più tutta una serie di e.p., singoli, ecc…
Quanta gente al primo concerto e dove.
Il primo concerto nella nostra città natale, Sassuolo. Anche abbastanza frequentato, se non ricordo male. Insomma, giocavamo in casa, non c’erano i proverbiali 4 gatti.
Come nascono le vostre canzoni: chi scrive i testi e chi la musica.
Il metodo è cambiato parecchio negli anni e comunque non abbiamo mai avuto un solo modo di comporre. Alcune cose vengono scritte in privato, ma negli ultimi anni abbiamo dato molto più spazio all’improvvisazione, anche in studio.
Nascono prima i testi o la musica.
Sempre la musica. Non è neppure detto che il testo sia necessario, molte nostre cose sono strumentali, ma se il testo c’è vuol dire che è necessario, importante e quindi curato a dovere, non buttato lì tanto per fare.
Campate di musica o fate altro nella vita, e cosa.
Facciamo tutti altri lavori, i più disparati.
Il disco che vi sarebbe piaciuto fare.
Exile On Main Street degli Stones, lo dico da anni, per me è il disco che trasuda più urgenza, genuinità, leggerezza, calore, anche se ormai l’ho sentito milioni di volte non mi lascia mai indifferente. Poi ce ne sono tanti altri, ovviamente. Mi sarebbe piaciuto assistere a certe session di registrazione e di mixaggio dei dischi di Miles Davis degli anni 60.
Cosa ascoltate in questo periodo, fateci qualche nome
Ascoltiamo davvero di tutto. So che lo dicono tutti, ma nel nostro caso è vero. Ti faccio un esempio pratico, le cose che ho ascoltato di più io nelle ultime settimane: “Boxer” dei National, “Psiche” di Paolo Conte, “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky, “Aspetto” degli Altro, “Right On Be Free” delle Voices Of East Harlem, “Dear Science” dei TV On The Radio, “In The Vines” dei Castanets, “Tonight’s The Night” di Neil Young.
I-pod o stereo.
I-pod mai, però uso molto i-tunes dal mio portatile collegato allo stereo, quindi gli mp3 li uso.
Il genere che proprio non riuscite ad ascoltare.
Non so, non ragiono molto per generi, ma per le emozioni che una musica sa stimolare. Certo, ci sono alcune cose che in generale mi annoiano, ma magari sono proprio quelle che tra qualche anno adorerò. Ecco, il twee-pop, tutte quelle robine là ora proprio non riesco ad ascoltarle. Anche il metal contemporaneo mi piace poco, ma se mi metti su qualcosa dei primi Iron Maiden, per dire, me la godo.
Un libro che avete letto di recente.
“Nietzsche” di Massimo Fini, me lo ha consigliato il mio compagno Nicola e ora io l’ho passato ad Andrea, sta facendo il giro del gruppo. E’ una biografia assolutamente iconoclastica, molto divertente. “Easy Riders, Raging Bulls” di Peter Biskind, racconto leggendario sul nuovo cinema americano a cavallo tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70. Ora ho ripreso a leggere molto anche fumetti, gli autori che adoro sono Alan Moore, Brian Michael Bendis (consiglio la splendida serie “Powers”), Garth Ennis.
Una mostra d’arte che avete visto di recente
La cosa che mi ha colpito di più tra quelle viste nell’arco dell’ultimo anno è stata la mostra del fotografo Gregory Crewdson al palazzo delle esposizioni di Roma. Ero andato per vedere la mostra su Kubrick e me ne sono uscito entusiasta per questo fotografo americano che non conoscevo.
Quante ore passate davanti al pc al giorno.
Parecchie.
Il posto più lontano dove avete suonato rispetto a casa vostra
Credo Liverpool.
Un posto dove non avete suonato in Italia e vorreste invece
L’Italia l’abbiamo girata tutta in lungo e in largo, abbiamo suonato perfino in Val d’Aosta. Credo ci manchi la Basilicata.
Una canzone delle vostre che consigliate a chi non vi ha mai ascoltato
E’ difficile trovare un pezzo solo che ci rappresenti, siamo un gruppo dalle tante sfaccettature. Non potendovi ancora consigliare qualcosa dal nuovo album, che deve ancora uscire, credo che sceglierei “Satan Eats Seitan” dall’ultimo uscito.
Vino o birra.
Mi piacciono entrambi, ahimè.
Che giornali leggete.
Non leggo più quotidiani cartacei, su internet leggo La Repubblica e Il Corriere della Sera. Giornali di musica proprio non ne leggo e infatti sono sempre disinformatissimo sulle nuove mode e tendenze musicali.
Un programma in tv.
Per la fiction adoro alcune serie americane, ma sono piuttosto selettivo. Ottime “Dexter”, “Heroes” e “Battlestar Galactica”. In italia la serie “Boris”, per dirla con Stanis “molto poco italiana”, nel senso che da noi cose fatte così bene se ne vedono di rado. Per quanto riguarda programmi di approfondimento, politica, ecc… non sopporto praticamente più nessuno. Mi sta sul culo Vespa, Mentana, pure Santoro, alla fine della giostra mi vedo più volentieri Fazio, che pure è un piacione, perchè almeno ha spesso ospiti di livello.
Una canzone per il mattino, una per il giorno e una per la notte.
Mattino: “Pale Blue Eyes” dei Velvet Underground
Giorno: “Roscoe” dei Midlake
Notte: “Most Of The Time” di Bob Dylan (ma ce ne sarebbero a bizzeffe per la notte)
Vi annoiano più le interviste via email o quelle di persona.
Dipende dalle domande, in entrambi i casi.
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Ascoltali qui: myspace.com/julieshaircut
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