Disclaimer: se non conosci questa rubrica, leggiti la premessa.
Seconda puntata. Dopo l’apertura con Alkoipa, la rubrica “L’intervista al blogger”, dove il blogger sono io e gli intervistatori cambiano di settimana in settimana, continua con le Foodie Geek Dinner. Ovvero (in “ci mancherebbe altro” ordine alfabetico) Francesca Gonzales e Mariachiara Montera. Non ricordo quando esattamente le ho incrociate su Twitter, ma sono ormai mesi che ci imbecchiamo spesso e volentieri. A Torino ho avuto il piacere di un aperitivo e svariati “panel” alla Social Media Week. In effetti, ora che scrivo, mi viene in mente che dopo Alessandro, non mi sto muovendo da Torino. Su Twitter sono @la_gonzi e @maricler, e come avrete capito, di base stanno a Torino.
Comunque, le due nostre eroine, hanno un chiodo abbastanza fisso in testa: il cibo. Se io vengo spesso “deriso” per quelle meridionali quantità di foto che pubblico su twitter riguardo a parmigiane o paste al forno, loro sono più sofisticate: foto fighe, ‘mise en place’ di un certo livello, ricercatezza e via dicendo.
Insieme hanno da poco creato il progetto Foodie Geek Dinner.
“Foodie Geek Dinner – scrivono su facebook – è il momento in cui il network web del food si incontra attorno allo stesso tavolo: foodblogger, web editor, instagramers, twitteri che si conoscono online si incontrano offline. Per una cena ad alto tasso di socialità. Km 0 vuol dire in ogni città persone e aziende del territorio.”
Qui, per esempio, le foto della loro prima “dinner”: il 6 marzo invece saranno a Milano.
E adesso l’intervista, di Foodie Geek Dinner.
Rocco, le tue foto di Instagram ritraggono spesso persone e paesaggi urbani: capita anche a te di cedere alla tentazione di scattare foto di food? Se sì, quale cibo non puoi fare a meno di condividere? Hai un filtro che preferisci?
Sì, cedo spessissimo nella tentazione di scattare foto di cibo (come ho scritto sopra): ma non in quella di pubblicarle. Almeno non negli ultimi 6-7 mesi e non su Instagram. Magari pubblico su twitter. Lì, su Instagram, sto cercando di portare avanti un discorso diverso. Provo, con i risultati che potete vedere voi, a raccontare una storia in ogni foto. E c’è quasi sempre una azione, il soggetto o i soggetti, stanno quasi sempre facendo qualcosa.
Tra le tendenze food più forti, sicuramente in questo momento c’è il social eating, uno degli strumenti del web per incrementare le opportunità di contatto al di fuori della rete, che racchiude nel pacchetto l’opportunità di godersi un ottimo pasto in compagnia: tra le community più forti, NewGusto, Gnammo e Ploonge. Fai parte o faresti parte di qualcuna di queste community?
No, non ne faccio parte e ti confesso che non le conoscevo neanche. Mi informerò e ti saprò dire. Mi piace comunque l’idea di poter fare un pranzo “sociale” ogni tanto, per incontrare gente con cui si sta in rete o per conoscere persone nuove, fosse solo per pranzo.
Il Social Media Manager è un essere mitologico, con il corpo di uomo e la testa di iPhone: raccontaci come si nutre questo essere. Qual è secondo te il cibo ideale per un #SMM.
Una bella zuppa di fagioli e cotica alla romana: la mangi a pranzo, cappotti, ti metti sul divano e lavori da lì con lo smartphone.
Consigli per un aspirante foodblogger da un esimio Social Media Manager (sì proprio tu): qual è il primo consiglio che daresti a un foodblogger e cosa non dovrebbe, secondo te, mai mancare in un foodblog?
Non do mai consigli generici, però visto che me lo chiedi, se dovessi aprire un blog verticale che parli di cibo (chissà?!), consiglierei di non mettere in secondo piano chi scrive. Ecco, una ricetta posso trovarla ovunque: una storia, una esperienza no. O forse sì, ma sarà sempre una cosa diversa.
Lasciamo da parte il lato geek e facci da guida per una passeggiata foodie a Catania: dove ci porti a colazione, pranzo e cena? E magari facciamo pure la merenda.
Non sono uno che fa colazione fuori, quindi ti direi in qualunque bar vicino il posto dove dormi: ti troverai bene. La media dei bar catanesi è alta sia in termini di “colazione”, sia per la nostra, famosa, proverbiale “tavola calda”: arancini, cartocciate, cipolline, etc. etc. Quindi per merenda da Savia (è un bar) per l’arancino e un cannolo di ricotta (non in estate che la ricotta non è fresca).
Per pranzo ti portei in un posto senza nome, o meglio che il nome ce l’ha sulla carta.
E’ un posto ormai unico, una vecchia “putia”: non c’è insegna, si mangia tutti insieme. Ovvero dove ci sono i posti ti siedi. Cucina tradizionale, ovvero proprio come se fosse fatta in casa. Grandi botti per il vino con uova sode, come una volta, per asciugare l’alcol e riempire la pancia. Un posto fumoso, dove trovi la gente del quartiere, ma anche studenti, e anche stranieri: solo accompagnati da locali. In questo posto vi ci porto io, se non siete schizzinose, ma a patto che non pubblichiate foto di interni ed esteri, al limite solo dei piatti. E’ un posto che va difeso con le unghie e con i denti. Ah, paghi al massimo 9 euro e mangi bene e tanto.
Per cena dipende: il Sale Art Cafè per ristorante e pizzeria. Non mi piacciono i posti che sono entrambe le cose, ma questo è un progetto che è ben riuscito. Con una cucina “siciliana” rivisitata e una pizzeria importante. Oppure da Fud, nella stessa via. E’ un posto molto recente, dove si mangiano fondamentalmente hamburger di vario tipo (anche vegetariani o di pesce), che punta sulla qualità. Infine, se ti piace lo street-trash-food, Catania è la capitale del “panino dal carrozzone”. Dentro puoi mettere di tutto: e se dico tutto, è tutto.