Una volta aveva raccontato a un uomo con cui le piaceva parlare per ore al telefono subito dopo essersi visti, e per via di quella loro intesa che le pareva fragile e rara aveva evitato di finirci a letto, a quell’uomo che le sembrava capire cose che gli altri ignoravano aveva detto una sera: “La geografia ha sempre la meglio sulla Storia”, il ritornello della sua infanzia.

Lui aveva detto qualcosa di incoraggiante, e così lei aveva spiegato che nascere sulla sponda di un grande fiume o in una città affacciata sul mare aperto oppure in uno di quei villaggi sul confine, essere nati a ovest o a est d’Europa, fa differenza: la geografia ci incatena a un carattere, decide in anticipo chi siamo e l’impressione che faremo sugli altri, aveva detto con convinzione. Lui aveva sorriso benevolo e l’aveva baciata, e lei si era sentita ridicola.

Alma, Federica Manzon, p.91


Federica Manzon - Alma - Feltrinelli


Pubblicato a gennaio del 2024, a settembre dello stesso anno ha vinto il Premio Campiello. Alma di Federica Manzon* non è quindi un libro “nuovo”, ma è un libro che, “tra natale e capodanno” di quest’anno, in quel periodo sospeso in cui non si hanno più riferimenti spazio-temporali, ho letteralmente divorato.

Pagina dopo pagina, dopo un inizio senza punti di riferimenti, ho assaporato entrare nel mondo di Alma, dove tutto dipende dalla geografia, una geografia che (mi) attrae perché linea di confine fisica ed emotiva.

È Trieste il nodo narrattivo che intreccia la storia di Alma che si ingarbuglia, come spesso accade nelle zone di confine, anche con un “di là” che è certamente fisico, ma anche storico, ma anche personale, ma anche pubblico. I Balcani come spazio della complessità, la Mitteleuropa come ricordo da cui fuggire e tornare.

La guerra, gli amori, il dolore, i tuffi al lungomare di Barcola, la Città dei Matti, il Caffé San Marco, il magazzino 18, Belgrado e la casa a Novi Grad, le foto dei soldati, le letture dei giornali tedeschi al Caffé San Marco.

L’universo di Alma è costellato da una miriade di luoghi, eventi, persone, inquietudini ed emozioni che si snodano in un periodo che va dall’infanzia all’età matura, un periodo di mutamenti personali, familiari, geografici e storici.

Federica Manzon riesce, in maniera netta e delicata, a renderci questo universo familiare così che più volte, durante il libro, viene voglia di scambiare due chiacchiere con Alma per saperne di più, per raccontagli un fatto privato, per fare un viaggio in macchina con lei.

Come per i film e le serie che mi acchiappano, cerco di immergermi il più possibile dentro le storie raccontate, dentro chi le ha create, dentro i personaggi, dentro ogni appiglio possibile per continuare ancora a vivere tra “le pagine” appena finite.

Qui un elenco minimo per entrare in contatto (o continuare a stare un po’) con Alma: