Dall’alto la spiaggia dei Conigli mozza il fiato. Stringe l’aria in gola, ne fa passare quanto basta per poter decidere di farla finita in questo posto. Magico. Dall’alto ti senti padrone di questo lembo di costa, della spiaggia e dell’isola che sembra poterla toccare con mano. Poi scendi, e ti viene voglia di correrre. Ad aprile c’è anche una luce diversa. Non è ancora estate, ma c’è caldo. E vento. E il mare è anche agitato. Ma il suo celeste è più vivido di quello del cielo. Il fondale non lo riesci a vedere, ma lo puoi solo intuire. La spiaggia dei Conigli è chiara e alle spalle la montagna. Per scendere e facilitare l’ingresso ci stanno costruendo un cammino in legno e pietre. Certo non sarà più come prima, ma l’impatto non disturba. Come non disturba, per assurdo, la casa che Domenico Modugno si costruì proprio lì sulla spiaggia. Negli anni sessanta ci furono dure potreste. Qualche abitante dell’isola protestò contro chi governava malamente l’isola e contro chi, probabilmente al trillare del denaro, concesse l’autorizzazione a costruire una casa dentro una vallata a 10 passi, contati, dal mare. Ma quella casa, ora di proprietà di ricchi uomini del nord, si è ormai integrata e sembra far parte del luogo. Tutta in pietra e legno. Lì a pochi passi quel mare, quell’isola di fronte, la montagna alle spalle. E’ una delle spiagge più belle del mediterraneo e probabilmente non solo del mediterraneo.
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Quest’isola cambia volto al passare dei giorni. Se a marzo ancora molti negozi erano chiusi, già da ora, metà aprile, inizia a muoversi qualcosa. E assicurano in paese che la stagione “inizia sempre il 25 aprile”. Strano posto Lampedusa, come tutte le isole. Nell’autunno scorso i cittadini scesero in piazza e andarono fino all’aeroporto. Gente tosta che lotta per i suoi diritti. “Lo sceriffo” come lo chiamano in città è il comandante della stazione dei carabinieri e da quando lo scorso autunno è arrivato a Lampedusa si è messo in testa che questa dovessere essere una isola come tutte le altre. Un posto normale. Così ha iniziato a chiudere i cantieri dove si costruivano le case abusive. Praticamente una mattanza. Allora i cittadini hanno incrociato le braccia e protestato. Perché Lampedusa è un’isola e nelle isole, quelle vere, la normalità non abita mai. Nel mezzo pare ci fosse la storia del nuovo Cpt che stanno costruendo, più grande. Ma in realtà qui a Lampedusa dei disgraziati che approdano cercando “l’america” come noi la cercavamo quando emigravamo, anche clandestinamente, non gliene importa nulla. “I turchi arrivarono” oppure “i turchi si portarono” esclamano quando sentono qualche volo o elicottero fuori dai normali orari. Loro, i clandestini, quando possono si affaciano verso la pista e salutano la gente che parte. Qui, i clandestini, non li vedi e alla gente dell’isola non glienefrega nulla, invece il turismo è una cosa seria. E giù case abusive, lavoro nero, evasione e quant’altro. E giù proteste quando lo sceriffo ha deciso che Lampedusa fosse un’isola normale.
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Di storie da raccontare ce ne sarebbero tante. Il tempo non basta mai. Poi ci si mette anche la sfortuna. Così per tre settimane Lampedusa non ha avuto internet nè telefoni. O meglio le linee fisse a singhiozzo. Tim nessun problema, Wind e Vodafon ko e adsl neanche a parlarne. Un peschereccio pare abbia tranciato un cavo e il cavo ha mandato in tilt tutto. Risultato? Tre settimane di black-out. E poi? C’è la nave malmessa che resta ferma 5 giorni al porto di PortoEmpedocle con le persone a bordo e i viveri che non arrivano. E i giornali che non arrivano. Quante storie su quest’isola. Che come tutte le isole che ho visto e ho vissuto ha quella sua malinconia folle, quella sciatteria di chi non si rende conto che al dilà del mare c’è tutto un mondo e che il centro non è quei novechilometri di lunghezza. C’è la nostra chiusura e c’è il nostro egocentrismo. Le isole, che siano ai Caraibi o nel Mediterraneo sono così