È lungo il corteo di macchine che da piazza Stesicoro, nel cuore di Catania, si incolonna per via Etnea. È un colpo d’occhio molto forte: sventolano le bandiere della pace dai finestrini, lampeggiano le quattro frecce, sui cofani i manifesti della giornata del 20 marzo a Roma. Le auto, una cinquantina, attraversano piazza Borgo e la lunga via Plebiscito, per poi arrivare lentamente alla base di Sigonella, che dista circa venti minuti dal centro della città.
Il giorno prima, a Carovana ancora non ufficialmente iniziata, c’era stato l’appuntamento nella piazza di Augusta, imbandierata dei colori arcobaleno per l’occasione. Bisognava cominciare da Augusta perché lì, come spiegano quelli dalla «Casa comune» [autocostruita proprio sotto i bastioni della base della marina militare, circondata dal filo spinato], c’è il «concentrato di tutte le contraddizioni»: la base militare di Augusta è un luogo strategico per operazioni militari «grazie» al pontile Nato, al deposito di armamenti nucleari e convenzionali, alla Sesta flotta Usa del Mediterraneo. Da Augusta sono partite le navi per le spedizioni in Medio oriente, e anche in tempo di «pace» sono continue le esercitazioni navali. Il territorio e la popolazione sono esposte ad altissimo rischio militare, la zona è anche sismica; in più, qui c’è il polo petrolchimico, tra i più grandi d’Europa.
Macchine e furgoncini
Il giorno dopo, da Catania, parte la vera e propria carovana. macchine e furgoncini. C’è chi trova posti di fortuna, come Abi, 25 anni, di Cambridge, che qui a Catania fa lezioni private d’inglese e ci dice che ovunque sarà si batterà «contro l’occupazione militare dell’Iraq attuata anche dalla mia Inghilterra». C’è Hamed, mauritiano di 31 anni che fa il lavascale, c’è Carolina, una ragazza spagnola che studia a Catania, e sorridente dice: «Anche se non sono siciliana, capisco quanto brutto possa essere avere una grande base americana sulla vostra terra». Qualcuno li scambia per ultrà del Catania in partenza per Messina, di pomeriggio c’è il derby: «Ma chi minchia rici, chissi su chiddi da paci, volunu a paci», fa notare un simpatico vecchietto seduto su una panchina a chi aveva scambiato i manifestanti per tifosi.
«Le Carovane della pace che viaggeranno in tutta Italia e si riuniranno a Roma il 20 marzo, qui, in Sicilia – afferma il mitico senatore del Partito comunista Nicola Cipolla – hanno un valore diverso, duplice, qui da noi dobbiamo ritornare a lottare come ai tempi di Comiso. Da Sigonella partono aerei di morte e noi non possiamo accettare una situazione del genere». Lo slogan più gridato è proprio: «La Sicilia sarà più bella senza americani a Sigonella. Più che di una manifestazione, si può parlare di un presidio, considerato che verso le 11,30, al momento dell’arrivo alla base, erano circa 400, i manifestanti colorati che volevano raggiungere i cancelli, sui quali apporre dei cartelli contro la base e fare un taglio simbolico della rete di recinzione con due grandi forbici di cartone.
Cancelli della base vietati
«Davanti ai cancelli non si può arrivare»: ad affermarlo, due funzionari di polizia che bloccano tutti a ben trecento metri dalla base. Iniziano le trattative. Dai telefonini arriva la notizia che ad Aviano i manifestanti, tutti, sono arrivati fino al recinto. Ma a Sigonella la polizia schierata, numerosa, non ne vuole sapere. Si forma una delegazione, nel frattempo la situazione diventa un po’ tesa, i manifestanti vogliono passare tutti, considerata la volontà pacifica di chi è venuto fin qui. In coro si urla «Non vogliamo una delegazione, vogliamo il rispetto della Costituzione». Si forma una catena umana, che chiede a mani alzate di poter passare. Nulla da fare.
Il problema, dichiarano a denti stretti i due funzionari ai rappresentanti delle associazioni, sarebbe il cumulo di terra da cui qualcuno potrebbe prendere delle pietre. Dopo vari ordini e contrordini, rimasti ormai in un centinaio, i manifestanti «incatenati» riescono a superare il ponte, tra le camionette e i poliziotti, e a vedere l’ingresso della base. Lì però potrà arrivare solo una delegazione, una trentina di persone che «taglierà» la rete e canterà «Yankee go home».
Da Sigonella, la Carovana si è diretta a Palermo, Termini Imerese, Caltanissetta, Messina. Il 5 marzo si passa lo Stretto e si va a Reggio Calabria, Scanzano, Taranto, Terlizzi, Napoli, Pescara…e poi via, più su fino a Roma.
Pubblicato su Carta – cantieri sociali