SarajevoAppunti di viaggio

Estate 2024

✳︎ Rocco Rossitto

Сарајево, Sarajevo, Saraj, Saraybosna, Saraievo.

Сарајево, Sarajevo, Saraj, Saraybosna; Saraievo.

  • Meeting of culture: ottomani, austro-ungarici, slavi;
  • No war, scritto su un muero;
  • Manifestazione Free Palestina in Ferhadija.

Ricorda

  • Spari sui muri, memoria
  • Cevapi e Yorgurt, cipolla cruda
  • Marco bosniaco convertibile
  • Hvala ti

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  • Baklava
  • Put Zivota
  • Peron
  • Tè turco, caffé bosniaco
  • Burek pecora/ricotta

Otto ore di autobus diventano dieci. L'ingresso a Sarajevo: è già buio.

In Put Zivota c’è l’Autobuska Stanica Sarajevo: i fari delle auto e i clacson. L’autista del taxi è seduto sul marciapiede, non aspetta nessuno. Andiamo. I cartelli c’avevano avvisato: Сарајево/Sarajevo.

Muse Ćazima Ćatića scende in verticale, s’incunea in Mula Mustafe Bašeskije. Persone, negozi, caffé, i dolcetti turchi in vetrina. Camminiamo. Burqa, hijab e niqab: Sebilj, Baščaršija 1. Sarajevo è Europa.

Scambi di sguardi, una foto, le colombe di sera. Fa caldo.

  • Pijaca Markale food market - la granata è ancora lì;
  • Moschea dell'Imperatore - vedere da fuori;
  • Cattedrale Ortodossa della Natività di Gesù - non si entra in pantaloncini, odore incenso molto forte;
  • Anticipazioni - Alessandra e Samantha.

"Brucia la biblioteca degli Slavi del sud, europei del Balcani // Bruciano i libri, possibili percorsi // Le mappe, le memorie, laiuto degli altri"

Il tram 3 procede in direzione circolare.

Ulica Maršala Tita, la banca centrale, i negozi ormai chiusi, il tempo che fu. Festina Lente: un ponte in cui fermarsi, attraversare il pensiero. Il ponte latino: 1914, Gavrilo Princip.

Una SARAJEVSKO PREMIUM. La strada dei cecchini, l’Holiday Inn, l’ambasciata dall’alto, il quartiere universitario. Lo spazio della memoria, la resistenza. L’assedio di Sarajevo: 5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996.

Miss Sarajevo, le feste durante gli spari, i concerti, i violini.

"Cupe vampe, livide stanze // Occhio cecchino etnico assassino"

  • Gallery 11/07/95 - fondamentale;
  • History Museum of Bosnia and Herzegovina - movimenti underground anni '90;
  • Biblioteca nazionale ed universitaria di Bosnia ed Erzegovina - museo processo Aja (Croati e Serbi) - fondamentale;
  • Museum of Crimes Against Humanity and Genocide - da evitare.

La montagna. Il cimitero. La moschea. La torre moderna, la torre antica.

1627 s.l.m,  Trebević / Требевић la montagna da cui si vede Sarajevo, funivia. In inverno si scia, d’estate si cammina. Si cammina lungo la pista da Bob delle olimpiadi del 1984: puoi sentire il ricordo di quelle gare. Scendi, curve, sali, curve. Le case sparpagliate, il verde d’estate.

Il cimitero Kovači, entrarci dentro, camminarci in mezzo, nel silenzio degli spari che dal bastione giallo i Serbi Chetnik puntano qui. Questa lingua di terra si popola di una data 1995. I nomi – ci spiega un ex militare che presta un servizio di racconto – spiegano gli intrecci spezzati dalla guerra. Boksic è un nome croato, ma qui è seppellito un bosniaco.

Le preghiere alla Gazi Husrev-beg Mosque e la bambina continua a giocare. Le fontane, le scarpe all’ingresso, il silenzio.

Dall’alto, dall’Avaz twist Tower, dal bastione giallo, dallo sguardo di un bambino che vede Laura senza il velo. Si perde lo sguardo tra le valli, Sarajevo/Capajebo.

Srebrenica, 8372 morti in progress // Tarik Samarah, fotografo

I racconti di Sarajevo, Ivo Andric, edizioni mille lire.
Maschere per un massacro, Paolo Rumiz, Feltrinelli.

Questo viaggio non è ancora finito.